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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye (1813-1899), Jamyang Khyentse Wangpo (1820-1892), Chokgyur Dechen Lingpa (1829-1870) e Jamgön Ju Mipham Gyatso (1846-1912) furono i principali artefici del Movimento ris med, o non settario tra i vari Lignaggi e Scuole Buddhiste Tibetane.

Il suo nome deriva da due parole tibetane: ris (settarismo) e med (confutazione).

Il termine “Rimé” significa letteralmente “senza parti”, quindi “non settario”, “non fazioso”.

Il Movimento Rimé rappresenta una delle correnti spirituali e filosofiche più significative del Buddhismo Tibetano del XIX secolo.

Sorto nel Tibet Orientale (Kham), il Movimento Rimé non si propone come una nuova scuola o un tentativo di sincretismo dottrinale, bensì come un approccio che promuove lo studio, la pratica, la preservazione e il mutuo rispetto di tutte le tradizioni e lignaggi del Buddhismo Tibetano: Nyingma, Kagyu, Sakya, Jonang e Gelug, estendendosi in certi contesti anche al Bön, religione e cultura autoctone tibetane.

L’essenza del Rimé risiede nel riconoscere il valore intrinseco e il beneficio potenziale di molteplici punti di vista filosofici e metodi di pratica spirituali, considerandoli adatti a diverse disposizioni, capacità e necessità karmiche degli individui.

Lungi dal voler fondere o diluire le specificità di ciascun lignaggio, il Movimento Rimé ne sottolinea, al contrario, l’integrità e l’importanza di mantenerne vive le caratteristiche peculiari, sottolineando l’unità essenziale di tutte le Scuole incarnata nel concetto del Shentong.

Uno dei tanti aspetti importanti del Movimento Rimé fu la visione Shentong della Vacuità.

Il Shentong, che è strettamente connesso alla pratica del Kalachakra e alla scuola Jonang, sostiene che, mentre tutti i fenomeni sono privi di esistenza intrinseca, la Natura di Buddha, la mente risvegliata, è solo priva di contaminazioni, pur essendo piena di qualità illuminate.

Questa visione venne chiamata il Grande Madhyamaka perchè i suoi sostenitori ritengono che completi la visione del Prasangika Madhyamaka.

Questa visione dell'”altro-vuoto” si ritrova in particolare tra i Karma Kagyu, gli Shangpa Kagyu, i Nyingma, i Jonang e anche nei Sakya.

Essa afferma l’inseparabilità della mente soggettiva dall’esistenza oggettiva; vale a dire, che i fenomeni convenzionali mancano di un’esistenza intrinsecamente indipendente.

La visione Rimé comporta un ritorno allo studio dei trattati (shastra) indiani classici che dovevano essere pienamente compresi in tutte le loro implicazioni, al fine di eliminare le controversie sorte tra i sostenitori di certe interpretazioni di questi testi da parte di diversi esegeti tibetani, e criticava coloro che enfatizzavano l’appartenenza religiosa per determinare la propria posizione nel dibattito.

Di conseguenza, i rimepa, cioè i praticanti che appartengono al Rimé, generalmente mantengono una o più pratiche principali di un lignaggio specifico, arricchendosi con lo studio e pratiche di altre scuole e lignaggi.

Questo approccio, quindi, trascende una semplice filosofia di tolleranza passiva, incarnando una strategia attiva e consapevole di conservazione e trasmissione spirituale e culturale.

La straordinaria e unica opera di raccolta, catalogazione, edizione e stampa di testi rari e lignaggi che rischiavano l’estinzione, intrapresa dai suoi fondatori, va ben oltre la mera accettazione intellettuale delle altre scuole.

La filosofia Rimé implica infatti un sofisticato equilibrio tra l’apprezzamento universale di tutti gli insegnamenti autentici del Buddha e la fedeltà al proprio lignaggio di pratica principale.

Il Movimento Rimé, come sopra detto, fiorì nel Tibet Orientale, specificamente nella regione del Kham, in particolare nel regno del Derge, durante il XIX secolo, un’epoca caratterizzata da grande fermento culturale e religioso, ma anche da significative tensioni settarie e da una crescente egemonia politica e culturale della scuola Gelug che aveva consolidato il suo potere nel Tibet Centrale sin dal XVII secolo.

Diverse fonti indicano che le istituzioni Gelug avevano progressivamente marginalizzato, e addirittura forzatamente convertito in molti casi, i monasteri delle altre scuole, cioè Nyingma, Kagyu, Sakya, Jonang.

Questa situazione generò una profonda preoccupazione tra molti maestri non-Gelug riguardo alla potenziale perdita di preziosi lignaggi, insegnamenti e pratiche testuali, alcuni dei quali erano già rari o sull’orlo dell’estinzione a causa della soppressione o della scarsa diffusione.

Il Movimento Rimé, composto principalmente da eminenti figure delle scuole Sakya, Kagyu e Nyingma, sorse come risposta diretta a questa minaccia.

È importante notare che il Kham, sebbene fosse parte del più ampio contesto culturale tibetano, godeva di una significativa autonomia regionale e presentava un panorama politico più frammentato rispetto al Tibet Centrale, dominato da Lhasa e quindi dai Gelug.

Questa relativa indipendenza, specialmente in alcuni principati, in particolare il regno di Derge, si rivelò cruciale.

Il regno del Derge, con le sue rinomate stamperie e una lunga tradizione di patrocinio delle arti e della religione, divenne il centro del Movimento Rimé, fornendo un sostegno istituzionale indispensabile, inclusa la stampa di molte delle monumentali opere compilate dai suoi fondatori.

Tuttavia, l’ideale del non-settarismo non fu un’invenzione del XIX secolo, bensì nasce con lo stesso Buddha Shakyamuni che proibì ai suoi studenti di criticare gli altri, persino gli insegnamenti e i maestri di altre religioni e culture.

Questo insegnamento era così forte e inequivocabile che nella “Introduzione alla Via di Mezzo” Chandrakirti si sentì in dovere di difendere i trattati Madhyamaka di Nagarjuna affermando:

Se, nel tentativo di comprendere la verità, si dissipano i malintesi, e quindi alcune filosofie non possono rimanere intatte, ciò non dovrebbe essere considerato una critica alle visioni altrui.”

Tendenze eclettiche e un atteggiamento di rispetto e studio trasversale tra i lignaggi erano già presenti nella storia del Buddhismo Tibetano.

Infatti, anche prima del formarsi del Movimento Rimé, storicamente inteso, si annoverano numerosi sublimi maestri non settari (rimepa) nella storia del Buddhismo Tibetano.

Alcuni esempi di maestri che studiarono e trassero insegnamenti da scuole diverse:

  • Longchen Rabjam Drimé Özer (1308-1364), grande maestro Dzogchen Nyingma.
  • Je Tsongkhapa (1357-1419), il fondatore della scuola Gelug.
  • Il Quinto Lelung Lobzang Trinle (1697-1740) ebbe numerosi maestri, incluso il celebre maestro Nyingma Terdak Lingpa, e scrisse di nutrire una “visione pura e imparziale (ris med) verso tutti i maestri compiuti… Sakya, Gelug, Nyingma, Drukpa Kagyu, Karma Kagyu, ecc.”.
  • Il Terzo Tukwan Lobzang Chokyi Nyima (1737-1802), un eminente erudito Gelug, compose un’importante difesa del lignaggio Nyingma in risposta a una polemica contro questa scuola.
  • Shabkar Tsokdruk Rangdrol (1781-1851), un monaco Gelug che fu anche un insigne praticante Dzogchen Nyingma e un critico delle tendenze settarie.

Questi precedenti storici dimostrano che l’ethos del Non-Settarismo aveva radici profonde nel tessuto del Dharma tibetano.

La nascita del Movimento Rimé, dunque, non fu solo una reazione alla prevaricazione Gelug, ma anche un’affermazione positiva e costruttiva, basata su solidi precedenti storici di apertura inter-tradizionale, un impegno straordinario per riorientare la vita religiosa tibetana verso ideali più elevati e comprensione reciproca che erano stati la regola con i grandi maestri del passato.

La crisi percepita nel XIX secolo agì da catalizzatore, spingendo questi ideali preesistenti a concretizzarsi in un movimento coeso, programmatico e straordinariamente produttivo.

La localizzazione del Movimento Rimé nel Kham suggerisce anche come le periferie culturali e politiche possano, in determinate circostanze storiche, diventare centri vitali di innovazione e conservazione.

L’autonomia relativa e il patrocinio illuminato di centri come il regno di Derge furono fattori cruciali per questa rinascita culturale e spirituale.

Protagonisti e promotori

Il Movimento Rimé, come sopra anticipato, fu animato da figure di straordinaria erudizione, profonda realizzazione spirituale e instancabile dedizione.

Tre di questi sublimi Maestri sono collettivamente conosciuti come “Khyen Kong Chok Desum”, ovvero “il Trio di Khyen (tse), Kong (trul), Chok (gyur)”, cioè: Jamyang Khyentse Wangpo, Jamgön Kongtrül Lodrö Thaye e Chokgyur Dechen Lingpa.

La loro stretta collaborazione e il mutuo rispetto furono fondamentali per il successo e l’impatto duraturo del movimento, anche nei secoli successivi.

Jamyang Khyentse Wangpo Kunga Tenpe Gyaltsen (1820-1892): il visionario

Nato nel 1820 nel regno del Derge, del cui re il padre era il segretario, Jamyang Khyentse Wangpo è universalmente riconosciuto come una delle figure centrali e una delle principali fonti di ispirazione del Movimento Rimé.

E’ la reincarnazione di Jigme Lingpa (1729-1798), il rivelatore del Longchen Nyingthik, ricevuto da Longchenpa (Longchen Rabjam Drimé Özer 1308-1364).

Considerato una manifestazione combinata di Vimalamitra e del re Trisong Deutsen, e incarnazione di Manjushri, la sua vita fu dedicata allo studio, alla pratica, alla preservazione e alla diffusione del Dharma in tutta la sua ampiezza.

Era in grado di ricordare con piena chiarezza tutte le sue vite precedenti.

Studiò con oltre centocinquanta maestri appartenenti a tutte le principali scuole del Buddhismo Tibetano e ricevette insegnamenti e trasmissioni da ogni autentica tradizione di pratica con un lignaggio ininterrotto esistente all’epoca in Tibet, inclusi i lignaggi (che ovviamente integralmente trasmise) noti come gli “Otto Grandi Carri della Pratica” (sgrub brgyud shing rta chen po brgyad).

Jamyang Khyentse Wangpo ricevette i Sette Ordini (Ka’Bab Dun) degli Insegnamenti:

  1. Sia i vecchi tantra che i nuovi tantra (Ka’Bab)
  2. Scoprì i tesori della terra (Sa Ter)
  3. Riscoprì molti tesori della mente che erano stati scoperti dai precedenti tertön (Yang Ter)
  4. Scoprì molti tesori della mente (Gong Ter)
  5. Ricordò tesori di vite precedenti come tertön e siddha (Je Drin)
  6. Scoprì molti insegnamenti di visione pura (Dag Nang)
  7. Ricevette insegnamenti di trasmissione orale (Nyin Gyud) in visione pura da molte divinità.

Ha ricevuto la trasmissione orale di circa settecento volumi di testi buddhisti, inclusi il Kangyur (gli Insegnamenti del Buddha), il Tengyur (i Commentari dei maestri indiani) e il Nyingma Gyübum (la collezione dei tantra antichi).

Il suo ruolo nel Rimé fu quello di un visionario che, avendo constatato come le altre tradizioni fossero state marginalizzate, si adoperò instancabilmente per raccogliere, preservare e trasmettere insegnamenti rari o prossimi all’estinzione.

Kongtrül scrive di Khyentse nella sua biografia:

Alcune persone sono molto esigenti riguardo alle confutazioni e alle affermazioni dei vari princìpi, affezionandosi particolarmente alle proprie versioni, come il Rangtong o lo Shentong Madhyamaka. Molti cercano di trascinare gli altri dalla propria parte, fino al punto di rompergli praticamente il collo. Quando Jamyang Khyentse insegna i diversi sistemi di princìpi, non ne confonde la terminologia o le idee, eppure li rende facili da comprendere e adatti agli studenti. In generale, il punto principale da stabilire in tutti i princìpi è la natura ultima dei fenomeni. Come afferma il Prajnaparamita Sutra: “Il dharmata non è un oggetto di conoscenza; non può essere compreso dalla mente concettuale.”

Fu anche un prolifico rivelatore di tesori (tertön), conosciuto con il nome di Pema Ösal Do Ngak Lingpa, e considerato l’ultimo dei Cinque Tertön Sovrani.

Le sue rivelazioni di terma sono raccolte principalmente nel Kabab Dun (Le Sette Speciali Trasmissioni).

Oltre a ciò, fu autore di circa tredici volumi di scritti originali (Kabum), che spaziano dalla filosofia alla pratica rituale, dalle istruzioni di meditazione alla storia e biografia, tutti permeati dal suo spirito non settario e dalla sua straordinaria erudizione.

Le sue opere raccolte, il Kabum e il Kabab Dun, sono descritte come il riflesso dello “spirito Rimé non settario che egli incarnava” e della sua “imparzialità verso queste tradizioni e il suo profondo apprezzamento per le loro caratteristiche uniche”.

Fu inoltre determinante nell’ispirare e supervisionare la compilazione di importanti collezioni, tra cui il Compendio delle Sadhana e i Cinque Grandi Tesori del suo stretto collaboratore e amico Jamgön Kongtrül.

In altre parole, la sua vasta produzione letteraria e di compilazione, che abbraccia l’intero spettro del Buddhismo Tibetano, incarnano pienamente i principi del Rimé.

Le sue attività di Dharma includono anche:

  • avere forgiato duemila statue in rame e oro dorato e inciso quaranta volumi di scritture su blocchi di legno;
  • avere scritto a mano oltre duemila testi;
  • avere fatto costruire oltre cento stupa;
  • avere fatto costruire tredici monasteri, molti dei quali adibiti a santuari e templi per ospitare le sue opere;
  • avere sostenuto finanziariamente tutti i suoi monaci, monache, yogi e yogini;
  • avere trascorso tredici anni in ritiro.

S.S. Dilgo Khyentse Rinpoche, uno dei più grandi maestri contemporanei profondamente influenzato da lui, lo definì “il sigillo di tutti i tertön”, poiché Jamyang Khyentse Wangpo aveva avuto una visione in cui poteva vedere chiaramente la localizzazione di tutti i terma nascosti in Tibet.

https://www.khyentsevision.org/khyentse-lineage/

https://treasuryoflives.org/biographies/view/Jamyang-Khyentse-Wangpo/

Jamgön Kongtrül Lodrö Thaye (1813-1899): l’enciclopedista

Jamgon Kongtrül Yonten Gyatso, conosciuto come “Kongtrül il Grande”, nacque nel regno del Derge nel Kham.

Yönten Gyatso (Oceano delle Qualità Illuminate) è la componente principale del nome di ordinazione monastica di Kongtrül (Guna Samudra è l’equivalente sanscrito).

Alla sua nascita fu riconoscito come incarnazione di un sacerdote Bön di nome Sonam Pel. Il padre era Lama Yungdrung Tendzin, appartenente al prestigioso clan Khyung. Poco dopo la sua nascita i suoi genitori ricevettero una profezia da Yungdruk Puntsok, chiamato anche Tarde Tokden, il quale predisse che il bambino sarebbe diventato un grande Bodhisattva benedetto da Padmasambhava.

All’età di tre anni ricevette la tonsura da Sonam Lodro, l’abate del monastero di Menri, la principale istituzione Bön del Tibet Centrale, che gli diede il nome di Tendzin Yungdrung, nome con cui fu conosciuto in gioventù.

Inizialmente fu educato in un monastero Bön locale, dove imparò a leggere e scrivere e studiò i rituali e i testi della tradizione. Tarde Tokden insegnò a Kongtrul i rituali e la dottrina Bön e gli conferì la sua prima iniziazione: Sipai Gyelmo, una forma Bön di Pelden Lhamo.

Quando Kongtrül aveva sedici anni, nel 1828 o 1829, la sua famiglia ebbe problemi con i funzionari del regno di Derge e suo padre fu imprigionato in un centro governativo regionale noto come Chode Podrang, probabilmente lo stesso luogo del Tempio di Chode. Kongtrül lo seguì lì e continuò la sua educazione con un lama di Chamdo. A Chode Podrang, Kongtrül fu notato dal capo locale, un membro del clan Khangsar di nome Tsepel, un monaco Drukpa Kagyu. Tsepel lo prese sotto la sua ala protettrice come segretario e lo sostenne per quindici anni.

Da qui in avanti la vita di Kongtrül è sublime realizzazione spirituale, esperienza e profondissimi studi in ambito Nyingma, Kagyu, Jonang e Sakya.

Kongtrül ebbe una profonda e simbiotica relazione con Jamyang Khyentse Wangpo, al punto che divennero maestri l’uno dell’altro.

Considerato un’emanazione di Vairocana e Vajrapāṇi, spesso collegato a Manjushri, e riconosciuto come tertön da Chokgyur Lingpa, Kongtrül è celebre soprattutto per la sue monumentali opere di compilazione note come: I Cinque Grandi Tesori (mdzod chen lnga) e Il Tesoro della Conoscenza.

Queste collezioni, che comprendono oltre novanta volumi di scritti, rappresentano un compendio enciclopedico del pensiero e della pratica buddhisti tibetani e costituiscono una delle eredità più tangibili e preziose del Movimento Rimé.

Oltre a questo immenso lavoro di raccolta e sistematizzazione, Kongtrül promosse attivamente gli ideali di non settarismo attraverso i suoi numerosi scritti originali e le sue preghiere.

In particolare, quella intitolata “La Ghirlanda Vajra Indistruttibile”, una preghiera di aspirazione per le vite dei supremi detentori degli insegnamenti non settari è considerata una concisa e potente affermazione dei suoi ideali.

Kongtrül ammoniva che confonderci riguardo ai vari princìpi e alla terminologia delle diverse scuole, senza una solida base nella propria, porta a mancare “persino un punto d’appoggio nella nostra stessa tradizione”, concludendo che “sarebbe molto meglio possedere una chiara comprensione della nostra tradizione”.

Ciò indica che l’apertura e l’ampiezza di vedute promosse dal Rimé non nascono da un eclettismo superficiale o da una mancanza di radicamento ma, al contrario, da una profonda e sicura comprensione della propria via spirituale, che diviene il fondamento per un apprezzamento e formazione genuini delle altre scuole.

Le sue parole contro il settarismo sono particolarmente incisive:

Proprio come un re sopraffatto dall’interesse personale non è degno di essere il protettore del regno, una persona settaria non è degna di essere un detentore del Dharma. Non solo, è indegno persino di sostenere la propria tradizione.”

E ancora:

I nobili condividono un’unica visione ultima, ma gli arroganti la piegano ai propri interessi. Coloro che mostrano tutti gli insegnamenti del Buddha come privi di contraddizione possono essere considerati persone erudite, ma chi sarebbe così sciocco da pensare che coloro che causano discordia siano detentori del Dharma?”.

Queste affermazioni sottolineano la sua profonda convinzione che il settarismo non solo sia dannoso per l’armonia tra le scuole, ma mini alla base l’integrità stessa della pratica spirituale.

Oltre alle citazioni già menzionate sulla necessità di una solida base nella propria tradizione e sulla non contraddizione degli insegnamenti del Buddha, Kongtrül sostenne che la natura ultima, la Mahāmudrā, è chiaramente insegnata in tutti i sutra e tantra.

Egli citò il Prajñāpāramitā Sūtra per indicare che la natura intrinseca dei fenomeni (dharmatā) trascende la comprensione concettuale, suggerendo che le dispute settarie basate su concetti limitati sono futili.

La sua sintesi fu:

Si devono vedere tutti gli insegnamenti come privi di contraddizione e considerare tutte le scritture come istruzioni. Questo farà seccare la radice del settarismo e del pregiudizio e darà una solida base negli insegnamenti del Buddha”.

Le principali raccolte compilate da Kongtrül o da Kongtrül insieme a Khyentse Wangpo sono “I Cinque Grandi Tesorihttps://dnz.tsadra.org/index.php/Main_Page nei quali fu racchiusa la conoscenza dei lignaggi del Buddhismo Tibetano:

1. Il Tesoro della Conoscenza Enciclopedica, che svela brillantemente il fondamento, il sentiero e la fruizione dell’intero sutra e mantra, dai sentieri delle scienze comuni fino allo Dzogchen Atiyoga, che rappresenta il culmine dei Nove Veicoli nell’approccio non comune.

2. Il Tesoro delle Istruzioni Preziose, che è una raccolta delle più profonde iniziazioni di maturazione e istruzioni liberatorie appartenenti agli Otto Grandi Carri del lignaggio della pratica.

3. Il Tesoro dei Mantra Kagyü, che è un compendio di rituali, mandala, iniziazioni di maturazione e istruzioni liberatorie, come Yangdak, Vajrakilaya e Yamantaka dal kama Nyingma, e i cicli tantrici dai nuovi lignaggi di traduzione di Marpa e Ngok.

4. Il Tesoro dei Preziosi Terma, che distilla la quintessenza di un oceano di profondi terma all’interno della scuola Nyingma.

5a. Il Tesoro Insolito, che contiene i tesori segreti unici delle sue profonde rivelazioni terma.

5b. Il Tesoro degli Insegnamenti Estesi, che include varie opere correlate, come lodi e consigli, nonché composizioni su medicina, astrologia, scienza e così via.

La incarnazione di Kongtrül è uno dei quattro Gyalwa Yabse, cioè i “figli-del-cuore” del Gyalwa Karmapa.

Jamgon Lodrö Chökyi Nyima Dronme Chok Thamced Le Nampar Gyalwe De, nato nel 1995, è stato riconosciuto come la quarta reincarnazione di Jamgon Kongtrül nell’agosto del 1996 da S.S. il XVII Karmapa Ogyen Trinley Dorje.

Questo riconoscimento è stato confermato da S.S. il XIV Dalai Lama, S.S. Gongma Trichen Rinpoche, XLI Sakya Trizin, e da S.S. Mindroling Trichen, allora capo della tradizione Nyingma.

Kongtrul Rinpoche Karma Mingyur Dragpa Senge Thinle Kunkhyab Pal Sangpo è nato il 17 dicembre 1995 in Nepal, figlio del secondo Beru Khyentse Rinpoche, maestro della scuola Karma Kagyu.

Il suo arrivo fu profetizzato dal defunto Chobgye Trichen al Tempio del Grande Manjushri.

Nel 1996, il giovane Jamgon Rinpoche incontrò S.S. il XVII Gyalwa Karmapa Trinley Thaye Dorje che gli conferì il nome, confermando il suo riconoscimento.

S.S. il Dalai Lama condusse la cerimonia del taglio dei capelli un anno dopo e nel 2000 ha riconfermato Jamgon Kongtrul come reincarnazione.

Sono state identificate altre incarnazioni di Lodro Taye, tra cui la linea Dzogchen Kongtrul con sede presso il monastero di Dzogchen, la linea Zhechen Kongtrul con sede presso il monastero di Zhechen, la linea Dzigar Kongtrul con sede presso il monastero di Tsokha e la linea Kalu Rinpoche con sede presso Tsādra Rinchen Drak.

https://treasuryoflives.org/biographies/view/Jamgon-Kongtrul-Lodro-Taye/

Chokgyur Dechen Lingpa (1829-1870): il rivelatore di tesori

Nato nel 1829, Chokgyur Dechen Lingpa fu uno dei più grandi e prolifici tertön del XIX secolo, considerato un’emanazione del principe Murub Tsenpo, figlio del re Trisong Deutsen.

Lavorò in stretta associazione con Jamyang Khyentse Wangpo e Jamgön Kongtrül, con i quali condivise una relazione di mutuo rispetto, considerandosi reciprocamente maestri e discepoli.

Le sue rivelazioni di tesori, note collettivamente come Chokling Tersar, comprendono oltre quaranta volumi di testi e sono particolarmente apprezzate per la loro concisione, profondità e facilità di applicazione, rendendole adatte ai praticanti dei tempi moderni.

Queste rivelazioni includono pratiche fondamentali relative a Guru Rinpoche, allo Dzogchen e ad Avalokiteśvara, che lo qualificano come un “grande rivelatore di tesori”.

Era considerato un detentore delle “Sette Trasmissioni Speciali” (ka bab dün), come profetizzato in uno dei suoi cicli di Tesori, “Le Tre Sezioni della Grande Perfezione”.

Queste includono il lignaggio orale ininterrotto derivante dalle scritture: i profondi Tesori Effettivi e i Tesori Mentali, i Tesori Riscoperti e i Tesori Ricordati, i Tesori di Pura Visione e i Lignaggi Sussurrati.

I suoi terma (Chokling Tersar) sono ampiamente praticati nelle scuole Nyingma e Kagyu.

Una profezia associata a queste trasmissioni afferma:

Il fiume fluente di queste sette trasmissioni, il destino predetto del re e di suo figlio, porterà onore agli insegnamenti nei tempi degeneri. Saranno profondi e vasti nella portata, diffondendosi più lontano della luce del sole”.

La sua collaborazione con Jamyang Khyentse Wangpo e Jamgön Kongtrül Lodrö Thaye nella scoperta, decodifica e diffusione di questi terma è un esempio luminoso e straordinario dello spirito non settario e collaborativo del movimento.

Esistono due linee di reincarnazioni: Neten Chokling e Tsikey Chokling.

Neten Chokling Rinpoche e Tsikey Chokling Rinpoche sono le quarte reincarnazioni di Chokgyur Lingpa.

Questa discendenza risale a Trisong Detsen, il re tibetano che invitò Padmasambhava in Tibet.

https://treasuryoflives.org/biographies/view/Chokgyur-Lingpa/

Jamgön Ju Mipham Gyatso (1846-1912): Il Leone della Parola

Nato nel regno del Derge nel Tibet Orientale (Kham), è stato principalmente discepolo di Jamgön Kongtrül Lodrö Thayé, Jamyang Khyentse Wangpo, Patrul Rinpoche.

Jamgön” (sansc. mañjunātha) indica che era considerato un’emanazione di Mañjuśrī, e la pratica di Yamantaka, di cui Mipham incarnava le qualità, era una delle sue pratiche principali.

Mi-pham” invece è la traduzione del sanscrito “ajita”, che significa “invincibile”, che è un epiteto del bodhisattva Maitreya.

Sono giunti fino a noi trecentoventidue testi di Dharma da lui scritti, oltre a venticinque libri che spaziano dalla medicina all’astrologia e divinazione, cosmologia, dalla poetica all’epica (in particolare su Gesar Ling), alchimia, pittura, scultura e ingegneria.

La capacità di Mipham il Grande di apprendere e comprendere testi e insegnamenti in modo immediato è leggendaria.

Basti pensare, ad esempio, che comprendeva testi di Dharma in sanscrito composti mille anni prima senza bisogno di commentari.

Gli era sufficiente ascoltare che un suo maestro gli leggesse una sola volta un lung per possedere immediatamente e pienamente la conoscenza di quel testo e di quella data pratica esoterica.

Inoltre, Ju Mipham era in grado immediatamente di ripetere a memoria ogni parola del testo dall’inizio, di spiegare quel dato testo, e tramettere quel dato insegnamento.

Appartenente alle scuole Nyingma e anche Karma Kagyu, Sakya, Gelug, Jamgön Ju Mipham Gyatso ha avuto un impatto enorme nel risvegliare una profonda venerazione e interesse per gli insegnamenti Nyingma e Dzogchen.

I testi di Mipham sono ancora oggi centrali e alla base del curriculum dei monasteri Nyingma.

Leggendario è il dibattito di cui Ju Mipham fu protagonista, in presenza del suo maestro Patrul Rinpoche, nel quale eccelse nei confronti di un importante esponente Gelug, chiarendo in modo supremo la visione Nyingma e Dzogchen.

È significativo che Mipham abbia vinto il dibattito sullo Dzogchen, poiché ciò testimonia la sua abilità nell’inserire la visione Dzogchen in uno scambio razionale e dialettico.

Mipham era fermamente convinto che lo Dzogchen non fosse un ingenuo antintellettualismo, come sostenevano i suoi detrattori, ma implicasse una visione sottilmente profonda che, almeno nella presentazione di Mipham, incorporava la ragione e la trascendeva.

In effetti, centrale negli scritti di Mipham è il ruolo preminente dell’indagine ragionata come mezzo per giungere alla visione Dzogchen, e l’interazione tra ragione e trascendenza della ragione.

Il suo contributo al Movimento Rimé è inestimabile.

Esistono linee di reincarnazioni di Ju Mipham, tra cui Ösel Rangdröl Mukpo (1962), il primogenito di Chogyam Trungpa Rinpoche e di Ani Könchok Palden, che fu riconosciuto nel 1995 da S.S. Penor Rinpoche Drubwang Padma Norbu, a quel tempo capo del lignaggio Nyingma.

https://treasuryoflives.org/biographies/view/Mipam-Gyatso/

Figure chiave contemporanee

S.S. il XIV Dalai Lama, S.S. il XVI Gyalwa Karmapa, Rangjung Rigpe Dorje, e S.S. Kyabgon Gongma Trichen Rinpoche XLI Sakya Trizin sono straordinari esponenti degli ideali Rimé.

Il grande maestro S.S. Dilgo Khyentse Rinpoche Tashi Paljor (1910-1991), che fu detentore del trono dei Nyingma, è stato instancabile custode dell’eredità di Jamyang Khyentse Wangpo e un faro del Movimento Rimé nel XX secolo.

Di seguito un elenco, non esaustivo, di Maestri Rimé:

Longchen Rabjam Drimé Özer (1308-1364), Tangtong Gyalpo (1385-1509), Khedrup Norsang Gyatso Rinpoche (1423-1513), Khöntön Peljor Lhündrub (1561-1637), Jigme Lingpa Khyentse Özer (1730-1798), Thegchog Dorje XIV Karmapa (1798-1868), Patrul Rinpoche (1808-1887), Shardza Tashi Gyaltsen (1859-1934), Khakhyab Dorje XV Karmapa (1871-1922), Dzongsar Jamyang Khyentse Chökyi Lodrö (1893-1959), Khunu Lama Tenzin Gyaltsen (1894-1977), Kalu Rinpoche Karma Ranjung Künkhyab (1904-1989), Dudjom Jigdral Yeshe Dorje Rinpoche (1904-1987), Dezhung Rinpoche (1906-1987), Khyentse Chökyi Wangchug (1909-1960), Tsenshab Serkong Rinpoche (1914-1983), Tulku Urgyen Rinpoche (1920-1996), Trulshik Rinpoche (1923-2011), Jigme Phuntsok Rinpoche (1933-2004), Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche (1938-2018), Chögyam Trungpa Rinpoche (1939-1987), Ringu Tulku Rinpoche (1952), Dzongsar Jamyang Khyentse Rinpoche (1961), Jigme Pema Wangchen XII Gyalwang Drukpa (1963), Drubwang Tsokny Rinpoche (1966), Shar Khentrul Jamphel Lodrö Rinpoche (1968).

La forza trainante del Movimento Rimé non risiedeva solo nelle straordinarie capacità individuali dei suoi fondatori, ma nella loro profonda sinergia e nel rapporto di reciproco insegnamento e apprendimento.

Questa interdipendenza tra figure di spicco provenienti da lignaggi diversi (come abbiamo visto Jamyang Khyentse Wangpo era profondamente radicato nella Tradizione Sakya, Jamgön Kongtrül Lodrö Thaye nelle Tradizioni Nyingma e Kagyu, e Chokgyur Lingpa era un grande tertön Nyingma) non era solo una strategia, ma l’incarnazione stessa dei principi di rispetto e apprendimento trasversale.

Inoltre, il Movimento Rimé impiegò una duplice strategia per la preservazione del Dharma: la rivelazione di nuovi terma, che portavano una fresca energia spirituale adatta ai tempi, e la meticolosa compilazione, edizione e stampa di insegnamenti esistenti.

Questo approccio bilanciato, che valorizzava sia la continuità della tradizione trasmessa oralmente e testualmente (kama) sia la sua vitalità costantemente rinnovata attraverso i tesori rivelati (terma), dimostra una comprensione sofisticata di come una tradizione spirituale possa mantenersi autentica e vibrante attraverso i secoli.

L’impatto di questo lavoro di preservazione è stato immenso, specialmente per la sopravvivenza del Buddhismo Tibetano in diaspora dopo il 1959.

Senza le monumentali raccolte dei Maestri Rimé molti lignaggi e insegnamenti sarebbero andati irrimediabilmente perduti.

Il riconoscimento di figure contemporanee come promotori degli ideali Rimé e l’influenza del Movimento Rimé sui maestri che insegnano in Occidente dimostra che questo movimento non è un semplice capitolo della storia, ma un principio attivo e profondamente influente nel Buddhismo Tibetano odierno.

Come abbiamo sopraesposto, il Movimento Rimé nacque in Tibet nel XIX secolo e ispirò una grande rinascita spirituale, facendo ritorno e riferimento alle fonti originarie dell’Insegnamento del Dharma con lo scopo di preservare, trasmettere e insegnare la multiformità dei Lignaggi, aventi tutti la stessa base spirituale, preservandone la varietà, poiché persone diverse hanno mentalità e quindi necessità di approccio e comprensione diversi.

Infatti, i principali fondatori del Movimento Rimé provenivano da Scuole diverse.

Il Movimento Rimé si fonda sull’unità delle differenti Trasmissioni del Dharma e sulla necessità di andare oltre ogni settarismo.

Rimé non è un modo per unire diverse scuole e lignaggi enfatizzandone le somiglianze.

È fondamentalmente un apprezzamento delle loro differenze e un riconoscimento dell’importanza della varietà a beneficio dei praticanti con esigenze diverse.

Pertanto, i maestri Rimé prestano sempre grande attenzione affinché gli insegnamenti e le pratiche delle diverse scuole e lignaggi, e i loro stili unici, non si confondano tra loro.

Mantenere lo stile e i metodi originali di ogni lignaggio di insegnamento preserva la potenza di quell’esperienza.

I Maestri del Rimé si sono impegnati a fondo per preservare il sapore originale di ogni insegnamento, rendendolo al contempo accessibile a molti.

Esprime il primato dell’esperienza contemplativa e della visione di unità nella diversità che da essa scaturisce.

La sua dominante è quindi contemplativa e mette l’accento sull’esperienza spirituale profonda come denominatore comune alle Tradizioni, al di là delle organizzazioni istituzionali e componenti formali, tutti comunque facenti parte del Sangha o Comunità dei praticanti il Dharma.

Il non settarismo ha avuto un nuovo sviluppo naturale con l’arrivo del Dharma in Occidente, e il suo spirito si è sviluppato sempre più grazie ai frequenti scambi, al livello sia internazionale che nazionale, tra gli insegnanti di Dharma in Occidente.

L’attitudine non settaria, che riguardò all’inizio i diversi Lignaggi e Scuole Tibetane, si estende al giorno d’oggi all’insieme di tutti i Lignaggi e Scuole di Dharma, dal Bön ai Nyingma, Kagyu, Sakya, Jonang, Gelug, al Theravada, Chan, Zen.

Re Aśoka, Editto del Pilastro Minore, Sāñchī (III sec. a. C)

“Il Sangha di bhikkhu e bhikkhuni è stato unificato.
Finché i miei figli e nipoti vivranno,
e finché il sole e la luna splenderanno,
qualsiasi bhikkhu o bhikkhuni che divida il Sangha
sarà costretto a indossare abiti bianchi
e a vivere fuori dai monasteri.
Qual è il mio desiderio?
Che l’unità del Sangha duri a lungo”

DICHIARAZIONE SUL BUDDHISMO NON SETTARIO 1993

Nel 1993 durante una Conferenza di Insegnanti Buddhisti Occidentali tenutasi a Dharamsala, in India, gli insegnanti presenti firmarono la seguente dichiarazione:

In Occidente, dove così tante diverse tradizioni buddiste coesistono fianco a fianco, è necessario stare costantemente in guardia contro il pericolo del settarismo. Un tale atteggiamento divisivo è spesso il risultato della mancata comprensione o apprezzamento di qualsiasi cosa al di fuori della propria tradizione. Gli insegnanti di tutte le scuole trarrebbero quindi grande beneficio dallo studio e dall’acquisizione di una certa esperienza pratica degli insegnamenti di altre tradizioni“.

Principi filosofici centrali

Il Movimento Rimé si basa su diversi principi filosofici fondamentali:

1. Rispetto per tutte le tradizioni autentiche: tutte le scuole del Buddhismo Tibetano, e per estensione tutti gli insegnamenti autentici del Buddha, sono considerati vie valide che conducono all’Illuminazione. Queste diverse vie sono viste come espressioni della saggezza e della compassione del Buddha, adattate alle diverse capacità, inclinazioni e disposizioni karmiche dei praticanti. Come eloquentemente espresso anche da Sua Santità il Dalai Lama, come una medicina non può curare tutte le malattie, così un insieme di insegnamenti non può aiutare tutti gli esseri, sottolineando che la diversità dei metodi è una necessità funzionale.

2. Non contraddizione intrinseca degli insegnamenti del Buddha: sebbene le presentazioni dottrinali e i metodi pratici possano variare considerevolmente tra le diverse scuole, e talvolta apparire superficialmente contraddittori, i Maestri Rimé sostengono che, a un livello più profondo, essi condividono una visione ultima comune e non sono intrinsecamente in conflitto. Rongzom Pandita Chokyi Zangpo, un grande erudito Nyingma dell’XI secolo affermò che “Tutti gli insegnamenti del Buddha sono di un unico sapore; cercano la natura della talità (de bzhin nyid, sanscrito: tathatā) e finiscono con la natura della talità”.

3. Importanza di una solida base nella propria tradizione: lungi dal promuovere un eclettismo superficiale o una confusione di pratiche, i Maestri Rimé sottolinearono costantemente la necessità per i praticanti di essere ben radicati e profondamente formati all’interno del proprio lignaggio principale. Solo da una solida comprensione e padronanza della propria tradizione si può sviluppare un apprezzamento genuino e informato delle altre.

4. Distinzione tra dibattito filosofico costruttivo e settarismo denigratorio: il Buddhismo Tibetano ha una lunga e ricca tradizione di dibattito filosofico rigoroso, considerato uno strumento essenziale per affinare la comprensione e dissipare i dubbi.

Il Rimé non scoraggia tale dibattito, ma condanna fermamente l’atteggiamento settario che porta a denigrare o sminuire altri lignaggi autentici sulla base di un attaccamento esclusivista alla propria scuola.

Basi scritturali

I fondatori del Movimento Rimé e i loro precursori attinsero a un vasto repertorio di fonti scritturali e insegnamenti di maestri del passato per sostenere la loro visione non settaria.

Insegnamenti diretti di Buddha Śākyamuni: il fondamento primario del non settarismo risiede negli insegnamenti del Buddha stesso che proibì ai suoi discepoli di criticare gli insegnamenti e i maestri di altre religioni e culture.

I sutra ammoniscono che “il settarismo è un male più grave dell’uccidere mille Buddha”.

Inoltre, la Scrittura dell’Incarnazione della Realizzazione di Tutti i Buddha (Sarvabuddha-visayāvatāra-jñānālokālaṃkāra-sūtra) ammonisce contro il rifiuto parziale del Dharma, ovvero considerare alcuni insegnamenti del Tathāgata come buoni e altri come cattivi, o il limitare certi insegnamenti solo a specifici gruppi di praticanti.

Commentari dei grandi maestri indiani: maestri come Nāgārjuna e il suo commentatore Chandrakīrti sono centrali.

Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye cita la difesa di Chandrakīrti di Nāgārjuna nel Madhyamakāvatāra, dove si argomenta che se, nello sforzo di comprendere la verità, si dissipano le incomprensioni di alcune persone e di conseguenza alcune filosofie (erronee) vengono danneggiate, ciò non deve essere considerato come una critica alle opinioni altrui in senso settario.

Questo distingue il chiarimento filosofico dalla denigrazione faziosa.

Citazioni di alcuni maestri tibetani precursori

Atiśa Dīpamkara Śrījñāna (982-1054)

il grande maestro indiano che ebbe un ruolo cruciale nella seconda diffusione del Buddhismo in Tibet consigliò al suo principale discepolo Dromtönpa:

Drom, sebbene ci siano numerose tradizioni, sostieni la tua; non aggrapparti a una tradizione ma addestrati anche nelle altre; abbandona l’esagerazione e la denigrazione delle altre tradizioni; addestrati in tutte e integrale in una” (dal “Libro dei Kadam”).

Ngok Lotsawa Loden Sherab (1059-1109),

considerato il gioiello della corona degli intellettuali tibetani, afferma:

La verità ultima non è solo al di là della dimensione del linguaggio e dell’espressione, è al di là della comprensione intellettuale. Quindi, la natura ultima non può essere stabilita dalla mente samsarica, non importa quanto profonda possa essere. Gli studiosi e i siddha delle varie scuole presentano le proprie presentazioni individuali del dharma. Ognuna è ricca di punti di forza e supportata da ragionamenti validi. Se si è ben radicati nelle presentazioni della propria tradizione, allora è inutile essere settari. Ma se ci si confonde tra i vari principi e la terminologia, allora si perde persino un punto d’appoggio nella propria tradizione. Si cerca di usare il sistema di qualcun altro per supportare la propria comprensione, e poi si rimane impantanati, come un cattivo tessitore, riguardo alla visione, alla meditazione, alla condotta e al risultato. Se non hai certezza nel tuo sistema, non puoi usare il ragionamento per supportare le tue scritture e non puoi contestare le affermazioni degli altri. Diventi uno zimbello agli occhi dei dotti. Sarebbe molto meglio possedere una chiara comprensione della propria tradizione. In sintesi, bisogna vedere tutti gli insegnamenti senza contraddizioni e considerare tutte le scritture come istruzioni. Questo farà sì che la radice del settarismo e del pregiudizio si inaridisca e ti darà un solido fondamento negli insegnamenti del Buddha. A quel punto, centinaia di porte verso gli ottantaquattromila insegnamenti del Buddha ti saranno simultaneamente aperte.”

Shabkar Tsokdruk Rangdrol (1781-1851)

Questo grande yogi e poeta, che praticò intensamente sia gli insegnamenti Gelug che Nyingma, scrisse:

Alcuni dei Santi hanno detto che Madhyamaka, Dzogchen e Mahāmudrā sono come zucchero, melassa e miele: ognuno buono come l’altro. Così, ho ascoltato e contemplato tutti gli insegnamenti senza parzialità settaria”.

Il pensiero del XIV Dalai Lama

Certamente il massimo esponente contemporaneo del Movimento Rimé è Sua Santità Tenzin Gyatso il Grande XIV Dalai Lama.

La sua visione del non-settarismo non è solo una posizione filosofica, ma un principio guida per la pratica spirituale individuale, per l’armonia all’interno della comunità buddhista tibetana e per il dialogo interreligioso a livello globale.

Il Dalai Lama ha costantemente sottolineato l’importanza e la validità di tutte le Scuole del Buddhismo Tibetano: Nyingma, Kagyu, Sakya, Jonang, Gelug.

Egli considera ciascuna di queste Tradizioni come un sentiero completo e autentico verso l’illuminazione, adatto a diverse disposizioni e capacità dei praticanti.

Nei suoi discorsi, ha spesso affermato:

Nel momento attuale è estremamente importante non avere visioni settarie divisive: deprecare altri lignaggi e pensare che il proprio sia l’unico valido. Tutti i grandi lignaggi del Buddhismo Tibetano si impegnano sia nello studio sia nella pratica che conducono alla piena illuminazione. Tutti i lignaggi hanno grandi maestri tantrici”.

E ancora:

È naturale provare orgoglio per il proprio lignaggio, ma non si dovrebbe dimenticare che tutti i lignaggi insegnano e praticano le parole del Buddha e aiutano innumerevoli esseri senzienti. Proprio come tutti i lignaggi studiano le parole del Buddha, tutti i lignaggi sono anche lignaggi di pratica. Dobbiamo tutti lavorare insieme e rispettarci a vicenda”.

Il Dalai Lama considera il settarismo un grave ostacolo alla pratica spirituale e una fonte di disarmonia.

Lo ha descritto come “velenoso” e ha messo in guardia contro i suoi effetti dannosi.

Insegna che:

Essere di mentalità ristretta verso una scrittura o un lignaggio del Dharma a causa del bigottismo settario è trasformare una medicina salutare in veleno. Questo complesso di superiorità religiosa rende semplicemente sciocchi”.

Nei Sutra è scritto che il settarismo è un male più grave dell’uccisione di mille Buddha”.

“Inoltre, i Buddha stessi rispettano tutte le tradizioni degli insegnamenti; quindi, non farlo equivale a disprezzare tutti i Buddha”.

“A causa delle diverse capacità e inclinazioni degli esseri, i Buddha hanno insegnato diverse filosofie e metodi di pratica”.

“Se seguiamo un lignaggio e sminuiamo gli altri abbandoniamo il Dharma e di conseguenza anche i Buddha”.

Seguendo l’esempio dei grandi maestri del passato, inclusi i fondatori del Rimé e figure come il Quinto Dalai Lama, Sua Santità incoraggia attivamente lo studio e la ricezione di insegnamenti da diverse tradizioni, pur mantenendo una pratica principale.

Egli stesso ha ricevuto insegnamenti e iniziazioni da maestri di tutte le principali scuole.

Ha affermato:

“Storicamente è stata tradizione tra i maestri tibetani studiare e anche praticare tutti i lignaggi: Nyingma, Kagyu, Sakya, Jonang, Gelug. Questo è un modello eccellente. Dovremmo adottare un approccio non settario, non solo studiando tutti questi lignaggi ma anche mettendo in pratica i loro insegnamenti”.

“Quando si comprende la natura del sentiero spirituale non c’è mai bisogno di vedere una contraddizione nei tipi di formazione buddista”.

Questa apertura, tuttavia, non implica una mescolanza indiscriminata delle pratiche.

Il Dalai Lama, in coerenza con i principi Rimé, ha chiarito:

“Noi stessi dovremmo tentare di seguire questo approccio eclettico che tanti maestri del passato hanno adottato. Ciò non significa che dovremmo mescolare le nostre pratiche e farne una grande zuppa. Piuttosto, dovremmo essere aperti a tutti gli insegnamenti come valide trasmissioni del pensiero degli Illuminati e come fonti di conoscenza che possono sostenere e rafforzare qualsiasi lignaggio specifico stiamo perseguendo”.

“Il Buddha non ha trasmesso i suoi ottantaquattromila insegnamenti solo per confondere la gente su cosa sia puro Buddhismo e cosa non lo sia, cosa sia elevato e cosa sia basso”.

“Quando verifichiamo l’origine di un lignaggio scopriremo che deriva da una linea ininterrotta dal Buddha Shakyamuni”.

“Chiunque abbia acquisito una comprensione fondamentale dell’intento degli Illuminati può vedere il puro Dharma riflesso in ogni parola di ogni maestro, indipendentemente dalla tradizione o dal lignaggio”.

“Un vero praticante che abbia maturato genuino apprezzamento e devozione per l’ampiezza e la profondità delle dottrine buddiste sarà immediatamente in grado di rispettare ogni lignaggio del Dharma nel suo specifico ambito”.

“Proprio come i vermi intestinali possono uccidere un leone, usare gli insegnamenti per settarismo e sfruttamento può facilmente distruggere il Dharma”.

“Se si nutre veramente interesse per il Buddhismo, allora la cosa più importante è la sua attuazione: la pratica”.

La ferma e inequivocabile posizione del Dalai Lama contro il culto della controversa deità Dorje Shugden è, in parte, motivata dalla sua profonda avversione al settarismo.

Egli ha spiegato che una delle sue ragioni per abbandonare il culto di Shugden è che

“gran parte dei miei sforzi sono diretti a promuovere il non-settarismo, specialmente all’interno del Buddhismo Tibetano”. 

Ha sottolineato che la tradizione dei devoti di Shugden, che richiede una stretta aderenza esclusiva alla tradizione Gelug,

priva le persone della libertà religiosa, impedendo loro di ricevere altri insegnamenti”.

La sua aspirazione è vedere l’emergere di una tradizione buddhista tibetana in cui i membri di tutti i principali lignaggi coesistano in un genuino spirito di armonia e pluralismo.

La visione non settaria del Dalai Lama si estende oltre i confini del Buddhismo Tibetano, abbracciando un profondo rispetto per tutte le tradizioni religiose del mondo.

Nel suo discorso di accettazione del Premio Nobel per la Pace nel 1989, ha dichiarato:

“Credo che tutte le religioni perseguano gli stessi obiettivi, quello di coltivare la bontà umana e portare felicità a tutti gli esseri umani. Sebbene i mezzi possano apparire diversi, i fini sono gli stessi”. 

Egli è convinto che “ognuno può sviluppare un buon cuore e un senso di responsabilità universale con o senza religione”.

Questo ideale di rispetto e comprensione reciproca è fondamentale per costruire un mondo più pacifico.

L’enfasi del Dalai Lama sul non-settarismo non è solo una questione di politica religiosa o di coesistenza pacifica; è profondamente radicata nella sua comprensione del Dharma.

Egli vede l’apertura mentale, lo studio diligente e il rispetto per la diversità delle tradizioni come essenziali per la crescita spirituale individuale e per la vitalità collettiva del Buddhismo.

La sua promozione degli ideali Rimé si configura quindi come una strategia cruciale per assicurare la resilienza, l’integrità e la rilevanza globale del Buddhismo Tibetano nel XXI secolo e oltre.

L’incoraggiamento a ricevere insegnamenti da maestri di diverse tradizioni, come egli stesso ha praticato per tutta la vita, riflette la convinzione che la saggezza non sia appannaggio esclusivo di una singola scuola, ma un patrimonio condiviso che può arricchire tutti i sentieri.

Questa visione è particolarmente pertinente in un mondo sempre più interconnesso, dove il dialogo e la comprensione reciproca tra diverse culture e fedi sono più necessari che mai.

Il Canto Armonioso della Verità del Saggio.

Una Preghiera per il Fiorire Non Settario degli Insegnamenti del Buddha

di Sua Santità il Dalai Lama

Incarnazione dei quattro kāya, l’onnisciente Signore Buddha “Parente del Sole”,
Amitāyus, Amitābha, il supremo e nobile Avalokiteśvara,
Mañjughosha, Vajrapāni il Signore dei Segreti, e Tārā che porta un cipiglio irato,
I buddha vittoriosi e tutti i loro eredi bodhisattva,
I sette grandi Patriarchi, 1 i sei ornamenti, 2 e i due Supremi, 3 gli ottanta Mahasiddha e i sedici Arhat, 4
Tutti voi che cercate solo di beneficiare gli insegnamenti e gli esseri,
Tutti voi grandi esseri senza eccezione, rivolgete la vostra attenzione a noi!
Il supremo saggio Śākyamuni trascorse innumerevoli eoni a completare le due accumulazioni di merito e saggezza, per raggiungere la perfetta saggezza, amore e capacità.
Attraverso il potere di questa verità, possano gli insegnamenti completi del Buddha continuare a prosperare a lungo!
Khenpo Śāntarakshita, Guru Padmasambhava e il Re del Dharma Trisong Deutsen, furono i primi ad aprire la terra delle montagne innevate alla luce degli insegnamenti del Buddha.
Attraverso il potere delle loro aspirazioni e di quelle di tutti i traduttori, pandita, vidyādhara e discepoli, possano questi insegnamenti del Buddha fiorire a lungo nella Terra delle Nevi!
Nel palazzo del tesoro che sono gli estesi insegnamenti del Buddha, giacciono grandi tesori di Dharma, la profonda classe di sadhana, e l’Essenza del Cuore, profonda e vasta, scintillante di luce brillante.
Possano questi insegnamenti del Buddha fiorire a lungo nella Terra delle Nevi!
Nella vasta distesa di purezza primordiale e nell’essenza della luminosità, tutti i fenomeni del samsāra e del nirvāna sono perfettamente completi: questo veicolo supremo è il metodo per raggiungere la fortezza primordiale di Samantabhadra.
Possano questi insegnamenti del Buddha fiorire a lungo nella Terra delle Nevi!
I due lignaggi principali – visione profonda e vasta condotta – sono entrambi completi nel tesoro di istruzioni padroneggiato da Atiśa, la tradizione di istruzioni pratiche tramandata da Dromtön Gyalwé Jungné.
Che questi insegnamenti del Buddha prosperino a lungo nella Terra delle Nevi!
Le Parole del Buddha, raccolte nelle tre raccolte di scritture, furono meravigliosamente organizzate in istruzioni per esseri dai tre livelli di capacità spirituale,
Come il rosario d’oro degli insegnamenti Kadampa, con le loro quattro divinità e tre raccolte di testi, che questi insegnamenti del Buddha prosperino a lungo nella Terra delle Nevi!
Il prezioso tesoro degli insegnamenti Kagyü è fonte di ispirazione e benedizioni,
Proveniente dal traduttore Marpa, Milarepa Shepé Dorje e gli altri,
Un meraviglioso sistema di insegnamento da una successione di maestri senza pari.
Che questi insegnamenti del Buddha prosperino a lungo nella Terra delle Nevi!
Tutti i fenomeni del samsāra e del nirvāna sono la radiosità della mente naturale,
E la mente stessa, libera dalla complessità, è realizzata come l’essenza del dharmakāya.
Questo è il grande sigillo, Mahāmudrā, che pervade tutto ciò che appare ed esiste attraverso il samsāra e il nirvāna.
Che questi insegnamenti del Buddha prosperino a lungo nella Terra delle Nevi!
Maestri eruditi che custodiscono gli insegnamenti del Buddha attraverso la spiegazione, il dibattito e la composizione,
Sulle istruzioni chiave di centinaia di testi per le scienze esteriori e interiori, sūtra e mantra, questa è la tradizione Sakyapa dei grandi maestri compassionevoli della divina famiglia di Khön.
Che questi insegnamenti del Buddha prosperino a lungo nella Terra delle Nevi!
I punti estremamente profondi e cruciali della pratica di Lamdré – il Sentiero e il suo Frutto –, con i suoi quattro criteri di validità, 6 sono stati tramandati in un lignaggio uditivo sussurrato,
La tradizione di istruzioni speciali provenienti da Virūpa, il potente signore degli yogin.
Che questi insegnamenti del Buddha prosperino a lungo nella Terra delle Nevi!
Insegnamenti del vittorioso Lobzang Drakpa, che combina abilmente il profondo e il chiaro, unendo perfettamente la profonda visione della Via di Mezzo
E l’approccio in due fasi del grande e segreto veicolo Vajra.
Possano questi insegnamenti del Buddha fiorire a lungo nella Terra delle Nevi!
Questa è la suprema e nobile tradizione per praticare,
Senza errori, l’essenza e le fasi graduali del sentiero,
Che incorpora tutti e tre i pitaka e tutte e quattro le classi del tantra,
Possano questi insegnamenti del Buddha fiorire a lungo nella Terra delle Nevi!
Le tradizioni combinate di Butön e Jonang, la trasmissione dell’insegnamento e della realizzazione,
Per i cicli esteriore, interiore e alternati del Kālacakra Tantra,
Incluse spiegazioni uniche, non reperibili in nessun altro sūtra o tantra.
Possano questi insegnamenti del Buddha fiorire a lungo nella Terra delle Nevi!
In breve, possano tutti gli insegnamenti del Buddha nella Terra delle Nevi
prosperare a lungo nel futuro: i dieci grandi pilastri del lignaggio dello studio, 7
e i carri del lignaggio della pratica, come Shijé (‘Pacificante’) e gli altri,
tutti ricchi delle loro istruzioni essenziali che combinano sūtra e mantra.
Possano le vite dei maestri che sostengono questi insegnamenti essere sicure e armoniose!
Possa il sangha preservare questi insegnamenti attraverso il suo studio, la sua meditazione e la sua attività!, 8
Possa il mondo essere pieno di individui fedeli, determinati a seguire questi insegnamenti!
E possano a lungo gli insegnamenti non settari del Buddha continuare a prosperare!
In tutti i mondi, possano guerra, conflitti, carestia e pensieri o azioni malvagi
essere completamente sradicati, così che persino i loro nomi non siano più uditi!
Possano le menti degli esseri essere infuse d’amore!
Possano i segni della virtù aumentare nell’ambiente e tra gli esseri!
E possa un oceano di felicità e benessere pervadere l’intero spazio!
Da questo momento in poi, possa io seguire il sentiero completo degli insegnamenti, risvegliare la vasta motivazione della bodhicitta e impegnarmi nello studio, nella riflessione e nella meditazione sulla visione profonda, così da raggiungere rapidamente il fondamento della felicità temporanea e ultima!
Per il bene di tutti gli esseri senzienti, che sono infiniti come lo spazio, possa io impegnarmi nell’attività dei buddha e dei bodhisattva, senza mai scoraggiarmi o cadere preda della pigrizia, rimanendo sempre gioioso, con fiducia ed entusiasmo!
Possano il mio corpo, i miei beni e tutti i miei meriti, contribuire alla felicità degli esseri, delle mie stesse madri, e possano, qualunque sofferenza siano costretti a subire, possano tutti coloro che mi vedono, sentono la mia voce, pensano a me o ripongono la loro fiducia in me, sperimentare la più gloriosa felicità e virtù!
E possano anche coloro che mi insultano, puniscono, colpiscono o mi denigrano,
ottenere la fortuna di intraprendere il cammino verso il risveglio!
In breve, finché durerà lo spazio, e finché ci sarà sofferenza tra gli esseri, possa anch’io rimanere, per portare loro beneficio e felicità, in ogni modo, direttamente e anche indirettamente!

L’attività illuminata del Buddha trascendente e vittorioso – il nostro maestro che incarna l’incommensurabile compassione e ha visto la natura e la molteplicità di tutti i fenomeni illusori – irradia ovunque, fino allo spazio stesso. I suoi insegnamenti completi dell’Hīnayāna, del Mahāyāna e del Mantra Segreto sono diventati i tesori più amati dai praticanti tibetani. Le varie tradizioni hanno sviluppato nomi e terminologie specifici, a seconda di come sono state preservate e diffuse da vari grandi maestri e detentori degli insegnamenti che hanno nutrito potenti aspirazioni per la preservazione del Buddhadharma. Questa è una preghiera affinché questi preziosi insegnamenti non settari del Buddha rimangano senza declino nella Terra delle Nevi e si diffondano ampiamente anche in quest’era finale, come gloriosa espressione del merito degli esseri. Da tempo, anch’io pensavo che dovesse esistere una preghiera di aspirazione come questa, e poi mi è stato chiesto di comporne una anche da Bardrok Chuzang Trinley Gyatso, l’incarnazione di Phadampa Sangye, e da molti altri devoti. In particolare, ho ricevuto una richiesta da Dzarong Zhadeu Trulshik Ngawang Chökyi Lodrö Rinpoche, il grande sostenitore del Vinaya, che mantiene e promuove la trasmissione dei voti per il lignaggio del Vinaya Inferiore (Medül) proveniente da Lachen Gongpa Rabsel, che chiarisce gli insegnamenti Ngagyur Nyingma e prende a cuore con entusiasmo gli insegnamenti buddhisti non settari. Quindi, come persona che ha sviluppato la fede attraverso l’apprendimento di qualcosa del Dharma insegnato dal Buddha, e che nutre devozione e pura percezione verso tutti gli insegnamenti non settari del Vittorioso, io, il monaco buddista Tenzin Gyatso, che persegue diligentemente lo studio, la riflessione e la meditazione, ho scritto questa preghiera 2543 anni dopo il parinirvāna del Buddha, nell’anno tibetano 2126, il tredicesimo giorno del primo mese dell’anno della Lepre di Terra del diciassettesimo ciclo calendariale (28 febbraio 1999), presso il monastero di Thekchen Chöling, a Dharamsala, nel distretto di Kangra, nello stato dell’Himachal Pradesh, nella nobile terra dell’India. Possano i Buddha e i Bodhisattva concedere le loro benedizioni affinché questa preghiera possa essere esaudita! E possano virtù e bontà crescere!

  1. Mahākāśyapa, Ānanda, Śāṇavāsika, Upagupta, Dhītika, Kṛṣṇa e Mahāsudarśana.
  2. Nāgārjuna e Āryadeva (gli ornamenti di Mādhyamika), Asanga e Vasubandhu (gli ornamenti di Abhidharma) e Dharmakīrti e Dignaga (gli ornamenti di Pramāṇa).
  3. Guṇaprabha e Śākyaprabha.
  4. I Sedici Arhat, o letteralmente Anziani (Sthavira), erano Aṅgaja, Ajita, Vanavāsin, Kālika, Vajrīputra, Śrībhadra, Kanakavatsa, Kanakbhāradvāja, Bakula, Rāhula, Kṣudrapanthaka, Piṇḍolabhāradvāja, Panthaka, Nagasena, Gopaka e Abheda.
  5. Le quattro divinità sono Śākyamuni, Avalokiteśvara, Tārā e Acala. Le tre serie di testi sono i tre pitaka: Vinaya, Sūtra e Abhidharma.
  6. Scritture valide (lung tshad ma), commentari validi (bstan bcos tshad ma), insegnanti validi (bla ma tshad ma) ed esperienza valida (nyams myong tshad ma).
  7. Thönmi Sambhota, Bairotsana, Kawa Peltsek, Chokru Lu’i Gyaltsen, Shyang Yeshe De, Dromtön Gyalwa Jungné, Rinchen Zangpo, Ngok Lotsawa Loden Sherab, Sakya Pandita e Gö Khukpa Lhetse.
  8. Queste sono le tre “ruote” o sfere dell’attività dharmica: la sfera dello studio dell’ascolto e della riflessione, la sfera della rinuncia della meditazione e la sfera dell’azione del lavoro spirituale.

Testo originale

Messaggio del Dalai Lama sulla Tradizione Bön

 

“La Tradizione Bön è comunemente associata al regno di Zhang Zhung, che esisteva intorno al monte Kailash e alla regione a ovest del Tibet fino all’epoca del re tibetano del VII secolo, Songtsen Gampo.
Noi tibetani consideriamo il Bön come l’antica tradizione religiosa e culturale indigena dei nostri antenati, che è la fonte e l’incarnazione di molti aspetti dello stile di vita tibetano.
Con l’avvento del Buddhismo nella Terra delle Nevi, la maggior parte dei tibetani divenne buddista.
Tuttavia, il Bön è rimasto e ha vissuto periodi di crescita e rinascita fin dall’XI secolo, tanto che prima dell’occupazione cinese era praticato in molte parti del paese.
La Tradizione Bön ha lasciato in eredità alla generazione attuale una forte eredità di educazione e formazione in filosofia, disciplina monastica, rituali e meditazione.
Incoraggia una combinazione di studio letterario, dibattito vivace e riflessione personale.
I monasteri Bön, i loro monaci e lama hanno sofferto non meno delle loro controparti buddiste a causa dei tumulti seguiti all’occupazione cinese del Tibet. Un pugno di insegnanti devoti si è occupato di preservare e tramandare la trasmissione spirituale e culturale Bönpo.
Qui, in esilio in India, la comunità Bönpo ha stabilito un insediamento a Dolanji, sulle colline intorno a Solan, nell’Himachal Pradesh, dove si è impegnata a preservare lo stile di vita Bönpo.

Analogamente alle Scuole Buddiste Tibetane, la comunità Bönpo elegge rappresentanti all’ Assemblea dei Deputati del Popolo Tibetano.
Il fulcro dell’insediamento è il monastero di Tashi Menri Ling, dove i giovani monaci ricevono una formazione tradizionale completa.
Oltre a corsi di grammatica, medicina, astrologia e poesia, ricevono anche un’istruzione moderna.

Ho potuto constatare personalmente che agli studenti vengono fornite buone strutture per lo studio e che i monaci sono ben disciplinati.
Pertanto, accolgo con favore qualsiasi assistenza che possa essere estesa al monastero.”

Discorso tenuto da S.S. il XIV Dalai Lama alla cerimonia conclusiva della dodicesima conferenza Rimé

Dharamsala, 20 giugno 2015

“Oggi voglio ringraziare tutti i presenti, i Lama e i capi responsabili di tutte le Scuole del Buddhismo della Terra delle Nevi, così pure i molti abati di molti monasteri, sia quelli in carica che quelli che li hanno preceduti.
Analogamente, per noi tibetani, praticanti di tutte le scuole, inclusa la scuola Jonang e anche la religione Bön, per costruire unità ed armonia tra di noi – da un lato – ci sono già le premesse perché molte pratiche sono comuni a tutti e – dall’altro – dovremmo cercare di comprendere i presupposti delle pratiche che sono invece specifiche delle diverse scuole.
In questo modo, conoscendoci bene gli uni con gli altri, potremo realizzare una vera amicizia e intimità.
Ritornando all’armonia religiosa, dovremmo per prima cosa cercare di conoscerci a vicenda e poi cercare di comprendere i principi delle altre scuole, evitando atteggiamenti non rispettosi.
Consideriamoci invece come tutti ugualmente seguaci del compassionevole Maestro Buddha Shakyamuni, del venerabile protettore Maitreya, del protettore Nagarjuna e dei suoi discepoli.
Siamo in realtà tutti membri della stessa famiglia.
Credo che, da quando siamo venuti in esilio, siamo molto più vicini ed affiatati.
Tutti voi Rinpoche vi sentite responsabili e siete di ampie vedute, veramente eccellente!
Voglio ringraziarvi perché siete tutti affidabili amici di Dharma, con un forte senso di responsabilità nei confronti del nostro obiettivo comune, ovvero la preservazione e il benessere del Buddhadharma!
L’ho già detto molte volte: coloro che studiano i grandi trattati non dovrebbero limitarsi a consultare i libri di testo del proprio monastero; dovrebbero invece studiare tutti i diversi testi composti dai grandi eruditi tibetani.
Io, per esempio, procedendo in modo “Rimé” e studiando i testi di tutte le diverse scuole, ho trovato grande giovamento nella mia pratica personale, sono sicuro che sarebbe così anche per voi.
Credo sia molto importante incontrarsi periodicamente per discutere ed esaminare eventuali nuove integrazioni e miglioramenti che non erano necessariamente la consuetudine in passato.
Mi avete capito?
E’ di estrema importanza assicurarsi che le cose (nelle istituzioni scolastiche-monastiche) procedano bene!
Fintanto che noi tibetani siamo dalla parte del giusto, prima o poi la verità emergerà. Pensando con ampie vedute, dobbiamo sempre cercare di trasformare le condizioni avverse in fattori favorevoli.
Dobbiamo fare il miglior uso possibile di questa situazione e accertarci che questo immenso tesoro di conoscenza, realizzato dai nostri antenati con tanta fatica, diventi di beneficio per il tutto mondo!
Se ci riusciremo, automaticamente ci sarà beneficio anche per il Tibet!”

Lettera di S.S. il Dalai Lama

inviata all’Associazione Rimé il 18 ottobre 2023

“Tutte le religioni trasmettono un fondamentale messaggio di amore e di disponibilità a mettersi al servizio degli altri.
Ci sono differenze rispetto a questioni filosofiche, ma dovremmo rispettarle.
Dovremmo mirare e lavorare per l’armonia interreligiosa.
Sono stato un sostenitore del pluralismo religioso fondato sulle inclinazioni individuali e le propensioni mentali di ogni persona.
Per quanto mi riguarda, ho ricevuto insegnamenti da maestri tibetani di altre tradizioni.
Metto in pratica le trasmissioni ricevute e condivido gli insegnamenti con coloro che me li hanno chiesti.
Sono consapevole che ci sono altri membri della comunità monastica tibetana che allo stesso modo conoscono anche differenti tradizioni.
Ugualmente, ci sono altri buddhisti che sviluppano la conoscenza più ampia possibile delle varie tradizioni buddhiste.
Tutti i lignaggi del buddhismo tibetano seguono la Tradizione di Nalanda, che adotta un approccio fondato sulla logica e sulla ragione.
Ciò comporta il coltivare emozioni positive come la gentilezza amorevole e la compassione e il combinarle con la comprensione del sorgere interdipendente che sviluppa la nostra mente e la nostra pratica.
Oggi anche gli psicologi e i neuroscienziati occidentali si interessano a questo approccio.
Come buddhisti del XXI secolo dovremmo adottare un approccio ecumenico e non settario nello studio e nella pratica, così come promuovere il rispetto reciproco tra le diverse tradizioni.
Lo scopo della pratica religiosa è trasformare noi stessi in individui migliori e creare pace e armonia nel nostro mondo.”
Il Dalai Lama

A cura di Paolo Roberti di Sarsina
in collaborazione con Nalanda Edizioni